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David McClellan

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ALASKA SCONOSCIUTA: LA BERINGIA

Perché ricordare la Beringia? Perché l’esistenza di questo “ponte di terra”, oggi sommerso e che si trova dove c’è lo stretto di Bering, ha una storia affascinante, venuta alla luce grazie
a importanti ritrovamenti archeologici fatti in Alaska. La Beringia era un istmo largo al massimo 1.600 kilometri (nella direzione nord-sud) che, per vari periodi, durante le ere glaciali,
serviva per collegare Alaska e Siberia.

Il suo ruolo è stato storicamente molto importante. Ha permesso, ad esempio, l’arrivo dell’uomo in America (anche se le teorie in questo senso non
sono confermate) oltre ad altre specie come leoni, ghepardi, cammelli ecc. che, appunto, utilizzarono questa piccola zona per passare anche in Asia.

Pensando all’Alaska e a quell’immaginario che ce la fa vedere come una terra di ghiacci (anche se, in realtà, è ricca di splendide zone verdi), quel “ponte”chiamato Berlingia, malgrado
l’abbassamento della temperatura globale e la sua vicinanza con il polo nord, aveva un clima sorprendentemente temperato, persino più caldo di quello dell’attuale stretto di Bering.

Pensate che lo superava persino di 10°! Era un lembo di terra ricco di praterie, di foreste e persino di laghi limpidissimi in cui gli antichi nativi potevano pescare.
La Beringia sembra essere esistita addirittura fra i 22.000 e i 7.000 anni fa, anzi, il ritrovamento di fossili di dinosauri suggerisce che sia ancora più antica.

Ad occuparsi del “ponte di Beringia” è stato un geologo nordamericano, David M Hopkins, che contribuì a far crescere negli scienziati l’amore per l’Alaska tanto che in una recente
biografia viene definito “il gigante di Beringia”.

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