
16 Mar S.O.S ALASKA: SALVIAMO LA FORESTA DEL TONGASS
Il “Tongass”, è molto più di una foresta, è il polmone vede dell’Alaska. Un immensa distesa di oltre settantamila kmq protetta, dal 2001, dal Roadless Area Conservation Rule, un regolamento che disciplina le attività che si possono svolgere all’interno di quel territorio. Ad oggi, questa normativa vieta proprio quelle attività antropiche di sviluppo come, ad esempio, il disboscamento e la costruzione di strade. Insomma, questa foresta dovrebbe essere tutelata nei confronti di qualsiasi intervento umano a livello ambientale.
Tongass, una perla per l’Alaska
Abbattere gli alberi significa danneggiare anche il clima. Infatti, la foresta, attraverso la produzione di carbonio dei suoi meravigliosi fusti secolari, ha un ruolo cruciale in quella che oggi rappresenta una crisi climatica senza precedenti.
Per non parlare dei risvolti devastanti che l’intervento umano porterebbe nei confronti della fauna selvatica che vive da sempre nel Tongass. Specie come l’astore (meraviglioso uccello rapace), il lupo dell’Arcipelago Alexander insieme a balene megattere, orche, leoni marini avrebbero ben poche possibilità di riprodursi e sopravvivere.
I salmoni che vivono nel Tongass
Nei corsi d’acqua di questa foresta vivono i salmoni che, nuotando controcorrente, nutrono grizzly, orsi neri, aquile calve. Ma c’è di più. Pensate che, all’interno di questa fantastica foresta, si trovano più di trenta comunità, tra cui la città di Juneau, capitale dell’Alaska, oltre a tre antiche popolazioni indigene: i Tlingit, gli Haida e i Tsimshian.
Tongass, un patrimonio da salvare
Tutto questo inestimabile patrimonio sta per essere travolto da una proposta della Presidenza degli Stati Uniti che vuole eliminare la Roadless Area Conservation Rule dando il via a un tragico disboscamento. Nonostante le rassicurazioni dell’Amministrazione statunitense che affermano che solo una parte della foresta del Tongass è ritenuta idonea per la produzione di legname e che l’intervento umano sarebbe dunque minimo, cittadini e ambientalisti non ci stanno e si stanno attivando in tutti modi per contrastare questo pericoloso “sequestro” naturale.
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